L Hotel del DiavoloHotel California è il titolo della canzone contenuta nell'omonimo album degli Eagles, che ne ha vendute 16.000.000 di copie. Scritta da Don Felder, Don Henley e Glenn Frey, è una delle canzoni più famose dell'era degli album oriented rock. Fu in cima alla classifica Billboard Hot 100 per una settimana nel maggio del 1977. Hotel California vinse il Grammy Award per il Singolo dell'Anno nel 1978. La canzone è ben piazzata in molte classifiche di musica rock. La rivista Rolling Stone, ad esempio, l'ha descritta come la quarantanovesima canzone più bella di tutti i tempi 1. È anche una delle «500 canzoni della Rock and Roll Hall of Fame che hanno influenzato il Rock and Roll» (The Rock and Roll Hall of Fame's 500 Songs that Shaped Rock and Roll). L'assolo di chitarra della canzone è stato classificato ottavo dalla rivista Top 100 Guitar Solos. Ma veniamo al testo:
Hotel California
On a dark desert highway, cool wind in my hair
Warm smell of colitas, rising up through the air
Up ahead in the distance
I saw a shimmering light
My head grew heavy, and my sight grew dim
I had to stop for the night
There she stood in the doorway;
I heard the mission bell
And I was thinking to myself,
This could be heaven or this could be hell
Then she lit up a candle and she showed me the way
There were voices down the corridor
I thought I heard them say
Welcome to the Hotel California
Such a lovely place
Such a lovely face
Plenty of room at the Hotel California
Any time of year
you can find it here
you can find it here
Her mind is tiffany twisted
She got the Mercedes bends
She got a lot of pretty, pretty boys
That she calls friends
How they dance in the courtyard
sweet summer sweat
Some dance to remember
some dance to forget
So I called up the captain,
Please bring me my wine
He said
we haven’t had that spirit here since 1969
And still those voices are calling from far away,
Wake you up in the middle of the night
Just to hear them say
Welcome to the Hotel California
Such a lovely Place
Such a lovely Place
Such a lovely face
They livin’ it up at the Hotel California
What a nice surprise
Bring your alibis
Mirrors on the ceiling,
The pink champagne on ice
And she said we are all just prisoners here
Of our own device
And in the master’s chambers
They gathered for the feast
The stab it with their steely knives
But they just can’t kill the beast
Last thing I remember
I was running for the door
I had to find the passage back to the place I was before
Relax said the nightman,
We are programmed to receive.
You can checkout any time you like,
But you can never leave.
TRADUZIONE
Su una buia autostrada deserta
Il vento freddo sui capelli
L'odore caldo di colita 3, saliva nell'aria
In distanza
Vidi una luce brillante
La testa mi si appesantiva, la vista mi si offuscava
Mi dovetti fermare per la notte
Lei stava là alla porta
Sentii la campana della missione
E pensai
Questo potrebbe essere il paradiso o l'inferno
Poi accese una candela e mi mostrò la strada
Alcune voci si sentivano nel corridoio
Pensai di averle sentite dire
Benvenuto all'Hotel California
È così bello questo posto
È così bello questo viso
È pieno di stanze all'Hotel California
In ogni momento dell'anno
Lo puoi trovare qui
Lo puoi trovare qui
La sua mente è malata come mussola di seta contorta
Lei ha la Mercedes bends
E tanti bei ragazzi
Che chiama amici
Come loro danzano in cortile
Dolce dolce estate
Qualcuno danza per ricordare
Qualcuno danza per dimenticare
Allora io chiamai il Capitano
Per favore portami il vino
Disse
Non abbiamo più avuto quello spirito dal 1969
E ancora quelle voci che chiamano da lontano
Che ti svegliano nel cuore della notte
Giusto per sentirle dire
Benvenuto all'Hotel California
È così bello questo posto
È così bello questo posto
È così bello questo viso
Loro vivono all'Hotel California
Che bella sorpresa
Porta i tuoi alibi
Specchi sul soffitto
Champagne rosa nel ghiaccio
E lei disse
Siamo tutti prigionieri qui
Del nostro stesso piano
E nella camera del padrone
Essi si sono radunati per la festa
E colpiscono con i loro coltelli d'acciaio
Ma non riescono proprio ad uccidere la bestia
L'ultima cosa che ricordo
È che stavo correndo verso la porta
Dovevo ritrovare il passaggio verso il posto dove ero prima
Rilassati disse l'uomo del bottino
Siamo programmati a ricevere
Puoi pagare ed andartene ogni volta che vuoi
Ma non potrai mai veramente andartene.
Il testo molto ermetico di questo brano ha dato luogo a diverse interpretazioni. Apparentemente, la canzone narra la storia di un viaggiatore stanco che rimane intrappolato in un albergo terrificante, che all'inizio sembrava invitante e accogliente. La canzone generalmente è interpretata come un'allegoria dell'edonismo e dell'autodistruzione dell'industria musicale della California del Sud nella fine degli anni Settanta; Don Henley l'ha definita «la nostra interpretazione della bella vita a Los Angeles» 4, e in seguito ha replicato: «é essenzialmente una canzone sull'oscura vulnerabilità del sogno americano, che é qualcosa che conosciamo bene» 5. Secondo altri sarebbe un'allusione alla dipendenza da cocaina. Ma secondo altre voci e diversi indizi, questo brano potrebbe contenere riferimenti satanici. Si è detto di tutto a proposito dell'edificio che appare sulla cover di questo LP: che sarebbe una chiesa sconsacrata, un ex manicomio o addirittura un luogo dove vivevano dei cannibali! Ma si è anche detto che sarebbe il luogo dove Anton Szandor LaVey (1930-1997), Sommo Sacerdote e fondatore della Church of Satan («Chiesa di Satana») di San Francisco, in California, avrebbe scritto The Satanic Bible («La bibbia satanica»). Cosa c'è di vero in tutta questa storia? Dove finisce la leggenda e inizia la verità? Diciamo innanzi tutto che l'edificio che appare sulla copertina dell'album 6 è il Beverly Hills Hotel, meglio conosciuto come Pink Palace, costruito nel 1912 e situato al 9641 di Sunset Boulevard, a Los Angeles. Si tratta di un albergo di lusso frequentato da diverse stars di Hollywood.
Tre diverse vedute del Beverly Hills Hotel, detto anche per il colore rosa Pink Palace.
Ma cosa c'entra LaVey con tutto questo? La cosa ha avuto inizio da una dichiarazione rilasciata alla stampa da Larry Solters, a quel tempo manager degli Eagles, secondo cui alcuni componenti del gruppo frequentavano membri della Church of Satan 7. Nel corso di un'altra intervista, lo stesso Solters ha ammesso che gli Eagles sarebbero addirittura membri della sètta satanica di LaVey 8. Alcuni fondamentalisti americani si sono spinti ancor più lontano affermando che nella foto della hall affollata di persone (tra cui gli Eagles stessi) dell'albergo contenuta nell'interno aperto della cover di questo LP, sarebbe stato immortalato il capo della Chiesa di Satana in persona! Ecco il commento a questo proposito del chitarrista Glenn Frey: «Quella storia fu messa in giro da un predicatore fondamentalista dell'Oklahoma e si sparse a macchia d'olio per tutto il Sud. Tutto cominciò perché nella foto all'interno della copertina di Hotel California, in alto a sinistra, c'è una modella di colore che appare a malapena affacciata alla finestra. Insomma, questo predicatore s'inventò che era Satana in persona»! Ecco l'immagine in questione.
In effetti, in alto a sinistra, in un loggiato interno formato da tre archi (dietro cui si intravedono tre porte), in quello centrale è possibile vedere una persona, apparentemente calva con baffi e pizzetto, ma e veramente difficile, anche ingrandendo la foto, affermare con precisione se si tratti di Anton LaVey... Secondo altri osservatori, LaVey apparirebbe (seminascosto da un lampadario) nella prima finestra in alto a destra...
Ma anche in questo caso, non c'è evidenza. In realtà, in questa foto storica c'è un altro particolare che è sfuggito a molti e che pone inquietanti interrogativi sull'identità di due strane figure. Tra la gente che posa alle spalle degli Eagles, spuntano due personaggi un po' eccentrici... Giudicate voi!
Proprio alle spalle degli Eagles, si vedono, anche se in ombra, due bizzarre figure poste l'una di fronte all'altra. Quella di sinistra sembra avere le corna, mentre quella di destra ha l'aspetto di una maschera o qualcosa del genere. A questo punto sorge inevitabile la domanda: chi sono? Perché mai due persone si sarebbero camuffate in questo modo e si sarebbero fatte fotografare alle spalle della band? Perché mai gli Eagles o la loro casa discografica avrebbero scelto una fotografia che cela un particolare così stravagante? Anche in questo caso, non mancano i collegamenti con la Chiesa di Satana. In effetti, tra i riti officiati da questa sètta, ve n'è uno che richiama molto da vicino la foto appena vista. Trattasi del Das Tierdrama (in tedesco, «Il dramma degli animali»), una cerimonia estratta dal libro di LaVey The Satanic Rituals (pagg. 103-105), dove gli uomini rinunciano alla loro natura spirituale e celebrano la loro identità con gli animali. «L'uomo è dio», ripetono i fedeli della sètta, ma anche noi animali «siamo uomini, e quindi siamo dèi» 9. Le maschere animalesche utilizzate dagli adepti somigliano molto agli insoliti volti che appaiono all'interno della cover di Hotel California.
D'altronde, non è un mistero che durante la messa nera o altro riti demoniaci, gli adepti delle sètte sataniche siano soliti indossare maschere spaventose, spesso con fattezze caprine. Questo fatto è attestato anche nell'opera The History of Witchcraft (Citadel Press 1984, pag. 136), del sacerdote cattolico Montague Summers (1880-1948), dove questo Autore parla di covens satanici inglesi i cui membri indossavano maschere da capra.
Ma torniamo al testo del brano: «Allora io chiamai il Capitano/ Per favore portami il vino/ Disse/ Non abbiamo più avuto quello spirito dal 1969». In inglese, la parola spirit significa «spirito», ma in alcuni casi può voler dire anche alcol. Secondo un'interpretazione, il Capitano della canzone sarebbe LaVey stesso. Il vino non è più disponibile dal 1969 perché in quell'anno l'Avon Books di New York diede alle stampe The Satanic Bible. Anziché il vino, lo «spirito» esaurito dopo il 1969 sarebbe lo Spirito Santo. Poco più avanti: «Essi si sono radunati per la festa/ E colpiscono con i loro coltelli d'acciaio/ Ma non riescono proprio ad uccidere la bestia». L'uso di pugnali, spade o armi bianche è abbastanza comune nel corso dei riti di Magia Nera e anche durante i rituali massonici. I satanisti usano armi di questo genere come segno di potestà sulle entità che evocano, o nel corso dei sacrifici cruenti, che a volte comprendono anche automutilazioni eseguite per raccogliere il sangue, che viene raccolto in una coppa, mescolato ad altri liquidi organici, e offerto al demonio. Eccone una descrizione estratta raccolta da un sito magico-satanista: «Attrezzi per rituali satanici: Pugnale - Il pugnale satanico dovrebbe essere uno dei tuoi più importanti attrezzi. Un pugnale è un coltello corto. Durante gli incantesimi, le evocazioni, o per officiare i riti satanici, il pugnale viene usato per attrarre o lanciare il potere e il fuoco. A causa di questo, si pensa che esso sia un simbolo attivo, maschile. Il pugnale rappresenta l'elemento dell'Aria (e anche del Metallo, nel sistema dei cinque elementi). Esso è associato più spesso a Satana a causa del suo utilizzo nella magia satanica per simboleggiare il potere e la forza. Il pugnale può anche rappresentare un altro demone o un dio associati all'elemento dell'Aria. Il pugnale può essere usato per scagliare una maledizione o per dirigere l'energia. è direttamente associato alla volontà e alla manifestazione di desiderio attraverso la forza. Il pugnale satanico è usato durante i rituali per evocare, per attrarre il potere o per creare confini» 10. La «bestia» del brano potrebbe essere il diavolo (che si vuole asservire ai proprî scopi) o un individuo che si vuole danneggiare. Il testo si conclude con queste parole: «Puoi pagare ed andartene ogni volta che vuoi/ Ma non potrai mai veramente andartene», frase che potrebbe alludere all'impossibilità da parte dell'adepto di abbandonare la congrega satanica senza gravi conseguenze. Inoltre, il nome del brano - Hotel California - alluderebbe alla prima sede della Church of Satan, la famosa Black House, situata al 6114 di California Street, a San Francisco, una casa in stile vittoriano dipinta interamente in nero che si dice fosse originariamente un hotel! Ci dobbiamo stupire di queste strane coincidenze? Niente affatto. Per loro stessa ammissione, gli Eagles si sono formati sotto la guida e secondo gli insegnamenti dell'occultista statunitense di origine peruviana Carlos Castaneda (1925-1998), il loro mentore, e dello sciamano indiano Don Juan. Il deserto di Mojave fu la loro scuola, ed essi decisero di prendere il nome di uno degli spiriti più invocati dagli indiani Cosmos: l'aquila. Durante lunghe notti insonni, con l'ausilio della tequila crudo e del peyote (una droga allucinogena), i giovani musicisti studiarono. «C'è una scena in cui Don Juan dice a Castaneda di camminare fino a quando non troverà un po' di potere», dice il chitarrista Glenn Frey. «Dopo averlo cercato per ore, Casteneda crolla. Si sveglia e trova Don Juan che ride e gli dice che ha trovato un po' di potere. Noi tutti abbiamo suonato con diversi gruppi, ma è con gli Eagles che abbiamo trovato la nostra porzione di potere» 11. La cosa è stata confermata dal loro manager Larry Solters, che nella già citata intervista alla rivista Time ha dichiarato: «Il gruppo porta il nome Eagles ("Aquile") dallo "spirito" invocato presso gli indiani Cosmos. Molte loro canzoni sono state scritte sotto l'influenza della mescalina e fondate sugli insegnamenti di Carlos Castaneda, sotto la cui direzione il gruppo si è formato» 12. E che dire di certe loro canzoni come One of These Nights («Una di queste notti»), dal loro album omonimo (Asylum Records 1975), in cui cantano: «You got your demons/ You got desires/ Well, I got a few of my own/ [...] I've been searching for the daughter/ Of the devil himself» («Tu hai i tuoi demoni/ Hai i tuoi desideri/ Ne ho anch'io qualcuno [...]/ Sto cercando la figlia del diavolo»). Concludiamo questa pagina dicendo che questo brano è stato accusato di contenere diversi backmasking satanici bifronti, che tratteremo nella sezione dei messaggio subliminali verbali 13.